Recensione: Dov'è finita Audrey? - Sophie Kinsella

lunedì 17 aprile 2017




"Il reparto pediatrico è in una grande clinica privata che si chiama St John e che paghiamo grazie all'assicurazione del papà. Ci ho passato sei settimane quando i miei genitori si sono resi conto che in me c'era veramente qualcosa che non andava.
Il guaio è che la depressione non arriva con comodi sintomi tipo macchioline e febbre, perciò uno non se ne accorge subito. Continui a dire:"Sto benissimo" a tutti anche quando non stai bene per niente. Pensi che dovresti stare bene. Continui a chiederti:"Perché non sto bene?".

Recensione



DOV'E' FINITA AUDREY?

Ho iniziato a leggere il libro con entusiasmo, essendo una grande fan di Sophie Kinsella. Da sempre i suoi libri mi coinvolgono, mi distraggono, mi fanno ridere e a volte anche piangere.
Ma questo non è il solito libro di Sophie Kinsella. Io stessa in più punti sono arrivata a dubitare se lo abbia veramente scritto lei. E' il punto di vista che frega, il punto di vista di una quattordicenne che racconta la sua storia, con le sue frasi brevi e schiette, anche taglienti a volte. La storia di una ragazza che si sente fragile come non mai, spezzata e inadeguata. Da quello che ci racconta possiamo solo supporre che sia stata vittima di bullismo da parte di tre ragazze della sua classe, ragazze che sono state successivamente espulse dalla scuola. I fatti non si conoscono, non sono importanti in sè, ci dice Audrey.
Importante è il fatto che ora si sente costretta a nascondersi sempre, dietro il divano di casa nel momento in cui ci sono ospiti, dietro un paio di occhiali da sole che ci sia o no il sole, che sia in casa o fuori, per poter sfuggire allo sguardo giudicante della gente.
Audrey, nonostante l'aiuto che riceve dalla psicologa e dai farmaci che prende, ha ormai perso le speranze.
Non riesce più ad uscire di casa, nel terrore che possa incontrare le bulle o che possa essere giudicata da chiunque altro.
Finchè nel suo mondo, protetto da barriere visibili (gli occhiali da sole) e barriere invisibili, un ragazzo della sua età tenta di rompere la corazza che si è costruita. Audrey pensa che il suo sia solo un tentativo dettato dalla curiosità di osservare "un caso umano" una goffa ragazzina di cui si parla ancora a scuola. Ma lui è diverso, con un empatia profonda e sincera Linus accompagna Audrey nel suo viaggio di guarigione, a tratti seguendo i suoi tempi, a tratti sfidandola nell'oltrepassare i suoi limiti.
E così Audrey, lentamente, scopre che ci sono alcune persone che possono sinceramente interessarsi a lei e che con un tocco delicato ma deciso può iniziare a fidarsi, ad aprirsi all'amore e a ritornare a vivere.

Audrey dimostra un'intelligenza arguta e una sensibilità fuori dal comune, doni difficilmente apprezzati e riconosciuti in una società che vede le differenze principalmente per creare diversità e per escludere.
Se la cattiveria delle sue compagne è ancora ardua da perdonare, Audrey può però iniziare a perdonare Natalie, una sua compagna di classe amica, che non ha avuto coraggio di prendere posizione ed è rimasta in silenzio ad osservare le ripetute scene di bullismo. La sua è una vigliaccheria diversa da quella delle bulle, che può essere capita da Audrey, che è ormai abituata al carattere timido e indeciso dell'amica ma infondo leale.
La Kinsella tratteggia una società che è sempre pronta ad etichettare le persone e a giudicare senza conoscere prima i fatti, una società spietata che isola e spinge a isolare per non essere isolati. Ma non senza la speranza che cresca una maggiore consapevolezza che ci possa spingere ad aiutarci l'un l'altro nei momenti di difficoltà, invece di puntare il dito e giudicare.



L'unica cosa per cui si riconosce che il libro è stato scritto dalla Kinsella è l'umorismo che pervade il racconto. E' il suo timbro, unico come l'humor inglese che sa calibrare nei giusti momenti e nelle giuste dosi.
E' un libro che ti coinvolge emotivamente nonostante l'apparente distacco di Audrey nel parlare di problemi più grandi di quelli, non solo di una ragazzina di 14 anni, ma di qualsiasi essere umano si possa ritrovare.
Ma che, anche se molti ancora non ci credono, possono succedere a tutti, specie se tendiamo a mettere da parte quelle parti di noi che ci fanno paura.
Ho riso e pianto durante queste poche pagine. Poche, perchè le pagine sono 285 e sono scritte a caratteri enormi, con parti di conversazioni riportate che presentano spazi importanti tra l'una e l'altra.
Questa è la pecca, secondo me, più grande del libro; troppo frettolosa la fine insieme ad altri punti, che rimangono oscuri e che potevano sicuramente essere sviluppati con più accuratezza. Un finale che, quindi, come una frase tronca che Audrey stessa odia tanto, lascia così spazio all'immaginazione del lettore.
E va bene così, Kinsella, però per me sono 4 stelline con la 5° troncata dal finale.



"Mi pare di aver capito una cosa, e cioè che la vita è questo, salire e poi scivolare più giù, e ricominciare a salire. Le scivolate non contano. L'importante è che il percorso nel suo insieme vada più o meno verso l'alto. E' il massimo che si può chiedere. Più o meno, salire."


Valutazione
4 nuvolette: 2 tristi e 2 felici!


0 commenti :

Posta un commento